Pagine

lunedì 30 dicembre 2013

Naltatis - L'Appeso


PREMESSA 

Trecento anni dopo le vicende della serie principale (il cui primo volume è Naltatis - Il Sentiero degli Dei), Naltatis è una Repubblica che ha esteso i propri confini al di là del mare. Ma l'ombra del culto del Kaenanhsi non si è ancora sopita, e una guerra nascosta imperversa sotto la patina di democrazia e serenità della repubblica, fra chi vorrebbe che la libertà conquistata con il sangue degli eroi perdurasse e chi vorrebbe invece tradire la loro memoria fondando un impero. Coinvolta a suo malgrado, Esmèl si vede perseguitare da un incubo. Una bambina, salvata più di vent'anni prima: l'ultima discendente in linea diretta dei grandi sovrani della Seconda Era, l'unico strumento per legittimare la fondazione di un Impero.

La storia della ciurma della Jèreor era nata come possibile ambientazione per un gioco di ruolo, basato sugli scenari già visti nella serie principale di Naltatis e anche nel racconto "Il Marchio": trecento anni dopo, i commerci dell'Atis Ekoar (l'Isola Immortale) si sono ampliati in territori sconosciuti e Naltatis è tornata a essere una potenza dominante. Sotto la Repubblica sono riuniti diversi popoli e diverse terre, e la varietà di ambientazioni si prestava appunto a qualcosa di più di un libro.
Questo è il primo racconto ambientato nella Terza Era, (mentre Il Marchio - edito da GDS - è ambientato nella Prima Era e la serie principale nella Seconda Era), e lo trovate scaricabile qui.



PICCOLO VOCABOLARIO
Diversi termini sono utilizzati nel racconto e fanno parte del linguaggio enkoariano, parlato appunto nell'Isola Immortale.

"Derkai honai ferrèa" - letteralmente, "bastardo figlio di puttana".
Maysa - termine per "madre".
Namesh - Vino caldo, speziato e addolcito con miele. 
Nil-Tayr - Pianta sacra utilizzata in tutti i rituali, di solito bruciata. Le bacche, piccole e nere, sono considerate allucinogene e vi si può ricavare del veleno.




mercoledì 23 ottobre 2013

Hannibal di Bryan Fuller



"Questo è il mio disegno."

Di Bryan Fuller avevo già parlato in merito di Pushing Daisies. 
Probabilmente a fare le recensioni dei suoi telefilm sono di parte, perché adoro le sue idee e il suo modo di svilupparle. Non c'è stata una sua serie che non sia stata apprezzata dalla critica, ma ahimè il pubblico e l'alto budget delle sue idee - sempre al limite dell'allucinogeno - gli hanno sempre fatto chiudere le serie anzitempo. Prima Wonderfalls, Dead Like Me, Pushing Daisies. Ma a quanto pare Hannibal è destinato a resistere di più.
Quando ho saputo che progettavano di fare un telefilm su Hannibal, ammetto di aver storto il naso. Abbiamo già saputo tutto quello che c'era da sapere di Hannibal Lecter in ben 4 film e nella famosa frase di Clarice "Hannibal the Cannibal". Poi ho scoperto che alla regia ci sarebbe stato Bryan Fuller. 
E la cosa si è fatta interessante.
Sapere che Bryan Fuller avrebbe messo le mani su un personaggio già esistente mi ha un po' destabilizzato. Sono sempre stata abituata a un Bryan Fuller che metteva sullo schermo uno dark humor intelligente, con trame originali, allucinanti e brillanti. Il mio entusiasmo si nota chiaramente dalla mia precedente recensione su Pushing Daisies, da questo punto di vista. Beh, conoscendo il regista ho deciso di dargli una seconda possibilità e di cominciare la visione del telefilm.

Come al solito, un telefilm di Bryan Fuller non è per tutti. Fuller fa chiaramente cose che si potrebbero definire di "nicchia", nonostante in questo caso sia coinvolto un nome importante come quello del personaggio di Hannibal Lecter. Le vicende che Fuller prende in considerazione sono quelle del pre-Red Dragon e a esso sono ispirate. Innanzi tutto, il telefilm è ambientato ai giorni nostri: quindi con i nostri metodi di indagine eccetera. Inoltre, qui il Dr. Lecter è in assoluta libertà e nessuno sospetta ancora che lui sia in realtà uno psicopatico, assassino e cannibale, anche perché è sempre riuscito a incolpare gli altri dei suoi delitti. Il problema si presenta quando nell'FBI viene convocato Will Graham, un uomo dotato di una così spiccata empatia da permettergli di entrare nella mente dell'assassino e di scoprirne la trama (infatti in questo frangente pronuncia sempre le parole Questo è il mio disegno). Tuttavia, per la sua fragilità psicologia, gli viene affiancato uno psichiatra. Più specificatamente, Hannibal Lecter.
Perché non è per tutti?, vi starete chiedendo. Il fatto è che le scene degli omicidi sono forti. Davvero forti. Inoltre, il telefilm è tutto un viaggiare nella mente di Will, con le allucinazioni. In realtà è un continuo giocare con le menti, sia dei personaggi e con la mente degli spettatori. Le atmosfere, la simmetria degli scenari quasi reali, i colori spenti e le scene del crimine, le allucinazioni e i discorsi degli psichiatri, le cene di Hannibal, tutto è atto a mettere a disagio, a far sentire a disagio lo spettatore quanto è a disagio Will Graham stesso.

Trama orizzontale e trama verticale.
La trama verticale, ossia la trama insita in ogni episodio, è più o meno la stessa: Accade un omicidio, Will viene chiamato sulla scena del crimine. Si ha la allucinazione di Will che ci mostra come è avvenuto l'omicidio e che informazione lui riesce a ricavare dell'assassino. Seduta con Hannibal Lecter. Le indagini proseguono (ho davvero apprezzato il fatto che non stiano lì delle ore a spiegare come siano arrivati a un punto, che non mostrino ore ore degli scienziati al microscopio perché non è questo il senso del telefilm, non siamo a CSI). Si arriva a capire chi è l'assassino. Hannibal che cucina. Eccetera.
No, non aspettatevi un solito poliziesco.
Non ci si concentra sulle indagini di per sé, ci si concentra molto sul sottile rapporto di Will con il mondo esterno. Con Hannibal. Con Alana Bloom. Con Jack. Con Abigail. Con i propri incubi e le proprie allucinazioni. Un sottile rapporto minato da un sempre più crescente disagio psicologico, che lo porta a fondere la realtà con i propri incubi (anche derivati dal lavoro che svolge). Ecco, la trama orizzontale è proprio questa. Insieme al fatto che a ogni omicidio che si ritrovano a indagare, si scopre che esiste un imitatore, ma soprattutto l'omicidio che più di ogni altro ricorre con insistenza è quello delle vittime di Garrett Jacob Hobbes, ucciso a sua volta da Will. Gli incubi evolvono più evolve quella che sembra essere una malattia mentale di Will, che lo porta a distaccarsi sempre più dalla realtà ma allo stesso tempo lo aiuta ad aprire gli occhi su quale sia la verità.
Qual è la verità? Beh, scoprite il telefilm.


"My name is Will Graham. I feel like I'm fading".


La serie si chiama Hannibal. Per quanto il protagonista sia Will, a dominare la scena è Hannibal. Un personaggio di questo calibro non poteva non  rubare in un certo senso la scena e infatti ho apprezzato che il telefilm venisse collocato in un momento precedente alla scoperta della sua "psicopatia": così domina, ma allo stesso tempo se ne sta in secondo piano, viscido e inquietante, impassibile e freddo, falso e attore. L'attore che lo interpreta, Mads Mikkelsen, riesce secondo me a rendere Hannibal molto più sfaccettato e intelligente di quanto non lo rendessero i film. Stiamo parlando di un uomo che ha nascosto il suo essere psicopatico per anni, ha frequentato la facoltà di medicina e poi è diventato psichiatra senza che nessuno sospettasse niente: infatti Hannibal è uno psicopatico intelligente , è consapevole di quel che fa e di come nasconderlo al meglio. 


Ad affiancarlo, come protagonista, è Will Graham. Uomo dotato dalle grandi abilità empatiche, ma per questo dalla psiche molto fragile: accetta di lavorare come profiler per Jack Crawford, ma a patto che venga seguito da uno psichiatra (il Dr. Lecter). Tuttavia, il lavoro lo porta molto a contatto con le menti degli assassini e per lui hanno inizio gli incubi notturni e le allucinazioni, mentre la realtà sembra scivolargli dalle dita e farsi sempre più confusa. 

In definitiva, Bryan Fuller è più grandioso che mai. Con questo telefilm, è riuscito a dare il massimo senza perdere il proprio spirito (basti pensare al dark humor che trasuda dalle cene di Hannibal, unico "intermezzo" del telefilm che è inquietante quanto le scene del crimine). Io lo consiglio, ma chiedetevi se avete abbastanza stomaco e se non siete facilmente impressionabili dai temi trattati, come gli omicidi efferati, il cannibalismo e il disagio psicologico, perché in caso contrario evitate questo telefilm. 

L'oceano in fondo al sentiero, Neil Gaiman - Impressioni



"Era solo uno stagno, ai margini della fattoria. Neanche tanto grande. Lettie Hempstock diceva che era un oceano, ma io lo sapevo che non poteva essere. Diceva che attraversando l'oceano erano arrivati qui dalla loro vecchia terra."

 Ammetto che quando ho saputo dell'uscita del nuovo libro di Gaiman, mi sentivo preoccupata ed eccitata dall'idea nello stesso momento. Sapete, quando uno degli scrittori che più ammiri esce con una nuova storia, è inevitabile che tu ti metta a chiederti se ti piacerà, se sarà una bella storia, se invece ha scritto un libro tanto per fare privo di sentimenti. Ti chiedi se quel nuovo libro cambierà l'opinione che hai su quello scrittore. Tanta è l'aspettativa e tanta é anche la preoccupazione che ne deriva.
Posso tranquilizzarvi e dirvi fin da subito che Gaiman non ha deluso nessuna delle mie aspettative, come mi aspettavo che fosse. Non esistono molte persone nate con una grande capacità di cantastorie, e Gaiman è fra questi pochi fortunati.

"The Ocean at the End of the Lane", non è un libro immediato, come del resto tutta la produzione di Gaiman. Nemmeno la più banale delle sue storie è, alla fin fine, banale. Questa storia di banale non ha niente. Senza dubbio, riprende uno dei temi che sono più cari a Gaiman, ossia l'infanzia (vi ricordo Il Figlio del Cimitero e Coraline). Ma non una infanzia qualsiasi: l'infanzia che noi abbiamo abbandonato crescendo, popolata da mostri e creature sovrannaturali o addirittura più vecchie dell'universo stesso. Ecco, una infanzia cara a Gaiman è una infanzia dove realtà e fantasia si confondono. Fra l'altro il protagonista è un bambino che è anche un lettore accanito, quindi la fantasia prorrompe in modo più prepotente nella sua vita: il fatto poi che è ambientato nel Sussex, dove lui è vissuto proprio da bambino, dimostra questo libro sia autobiografico.
Se c'è qualcosa che rende Gaiman un grande autore, a mio parere sottovalutato, è la sua capacità di rendere poesia ogni storia.

Non voglio entrare troppo nei particolari della storia per non rovinare la lettura a chi vorrà cimentarsi con questo ultimo "piccolo" capolavoro di Gaiman, per cui vi parlerò della trama come è anche riportata nella quarta di copertina.

Un uomo di mezza età torna nei luoghi della sua infanzia per un funerale. Invece di raggiungere sua sorella, viene attratto quasi sovrappensiero dalla fattoria in fondo alla strada dove una volta c'era casa sua. Salutata la padrona di casa, l'uomo si siede di fronte allo stagno dietro la fattoria. Uno stagno che una sua amica di infanzia, Lettie Hempstock, diceva in realtà fosse l'oceano.
E così, l'uomo riporta alla mente ricordi dell'infanzia ormai rimossi da tempo, di una infanzia popolata da forze antiche e oscure, malvagie e buone, da creature più vecchie dell'universo stesso. 


Che cosa sia vero e cosa non lo sia nel libro, ha davvero importanza? Le due realtà sono inscindibili e, come dice uno dei personaggi, ognuno vede la realtà con occhi propri. Noi la vediamo con gli occhi di un bambino che ha una immaginazione molto vivida, che poi è Gaiman stesso. Non ho potuto non ricordare che anche la mia infanzia era popolata da avventure nel giardino di casa mia, avventure che poi sono diventate storie che ancora oggi non ho smesso di scrivere. É commovente pensare a quanto, per autobiografico sia questo libro, è impossibile non riconoscersi.

Voglio attendere per fare un'analisi più approfondita, perchè è mia intenzione rileggerlo, ragion per cui ora posso solo dire: leggetelo. É meravigliosamente poetico, idilliaco e terrificante allo stesso momento. Aneil Gaimanh, e adorerete Mrs Hempstock Vecchia come nessun altro.


 "Nella mia cameretta nessuno si lamentava se lasciavo la porta mezza aperta in modo che dal corridoio filtrasse la luce sufficiente a non farmi avere paura del buio e, a vantaggio altrettanto importante, in modo che potessi leggere di nascosto dopo l'ora della nanna, nel caso ne avessi avuto bisogno. E di leggere ne avevo bisogno sempre."

domenica 8 settembre 2013

"Martin is not your bitch"

Volevo trarre spunto dalla risposta di Neil Gaiman per parlare di una parte del mestiere di scrittore che non viene molto presa in considerazione dal punto di vista critico-analitico: il rapporto con i lettori. Anzi, il rapporto che i lettori hanno con gli scrittori.
"Martin is not your bitch", è stato il succo della risposta di Neil Gaiman a un lettore che si era lamentato, in modo molto arrogante, dei tempi di scrittura lunghi di Martin e pretendeva che si muovesse a rilasciare gli ultimi libri di "A song of ice and fire".
"Martin non é la tua puttana". Ma se i lettori sono arrivati anche a pretendere, sia la velocità sia che gli elementi della storia vadano come comoda a loro, significa che c'è stato un processo che è partito dagli scrittori stessi.
La tendenza è quella guidata dalle ragioni economiche, per cui uno scrittore deve produrre almeno un libro all'anno. Che faccia schifo, non importa, tanto la gente si è già abituata alla bassa qualità dell'editoria mondiale, l'importante è darsi una mossa. Inoltre, gli scrittori sembrano essersi adeguati a questo aspetto economico, arrivando anche a imbastire libri basati solo sulle esigenze dei lettori.

"Volete che personaggio x muoia? Volete che y e z si mettano insieme?", chiede l'autore.
"Sì!!!", rispondono in coro i lettori. "Proprio come abbiamo deciso dovesse accadere nelle fan fiction."
L'autore fa un inchino servile e ritorna alla propria scrivania.

Certo, non tutti i lettori sono così e nemmeno tutti gli scrittori si piegano così tanto alle esigenze del pubblico. Fatto sta che molti, troppi lettori sono stati abituati troppo bene. Possono avere quel che vogliono dalla storia? Bene! Non è possibile? Giù a riscrivere la storia attraverso le fanfiction. Secondo la mia opinione, è una tendenza un po' preoccupante: il lavoro dello scrittore è un mero lavoro manuale, un amanuense che copia pari pari le volontà dei lettori e se non lo fanno, la loro scelta creativa non viene rispettata. I lettori battono i piedi, sbuffano irritati e si arrabbiano perché non ha fatto quello che volevano. Insomma, sta crescendo, alimentata da molti fenomeni che bisognerebbe analizzare ma che non ho il tempo di fare, una generazione di lettori viziati che pretendono che lo scrittore faccia i loro comodi.
Ma gli scrittori non sono le vostre puttane.

martedì 16 luglio 2013

Dirk Gently's Holistic Detective Agency - Recensione


Dirk Gently's Holistic Detective Agency
(Dirk Gently - Agenzia Investigativa Olistica)
di Douglas Adams






Che cos'hanno in comune una torre di fango, un monaco elettrico, il fantasma di un miliardario proprietario di una società di informatica, un professore di Cronologia, un cavallo in un bagno, un divano incastrato nella tromba delle scale, il rampollo di una casa editrice, Samuel Coleridge e il The Rime of the Ancient Mariner, un giovane programmatore e il St Ceed's College? Apparentemente nulla. 
Ma Dirk Gently (ex Svlad Cjelli) crede nell'interconnesione fra tutte le particelle dell'universo: è appunto questo il significato del suo metodo di investigazione "olistico". Dotato di un potere di chiaroveggenza che nega di possedere, che però in passato gli ha fruttato guai a non finire, Dirk Gently si guadagna da vivere come investigatore privato "specializzato in gatti scomparsi e divorzi complicati." Almeno fino a quando non si imbatte nel suo vecchio compagno di università Richard McDuff, il quale si trova suo malgrado coinvolto in questa rete di eventi, al cui centro sembra stare uno strano trucco di magia e l'uccisione del miliardario Gordon Way. Ma cosa c'è davvero dietro?
Dirk Gently si presenta fin da subito come "parodia" del famoso detective Sherlock Holmes. Non che questo sminuisca il libro o la trama: Douglas Adams ha dimostrato di saper costruire una trama a incastro che mancava alla trilogia in cinque parti della Guida Galattica, oltre che a saper alternare scene di una geniale ilarità a elevate capacità linguistiche. Douglas Adams, con questo libro, ha creato un capolavoro.
I riferimenti all'esimio investigatore di Baker Street sono continui, oltre ai riferimenti a Doctor Who (da cui, alla fin fine, questa storia è nata). Mentre la massima di Sherlock Holmes prevedeva di escludere l'impossibile per trovare la soluzione, Dirk Gently sembra mettere subito in chiaro che l'impossibile deve essere sempre preso in considerazione. E infatti "impossibile" sembra essere la definizione di questo caso, che esce così tanto dalle possibili soluzioni logiche che Sherlock Holmes avrebbe dato: ed è proprio questo che rende "Dirk Gently's Holistic Detective Agency" uno dei libri migliori che abbia letto di recente.
In definitiva: graffiante, geniale, umoristico e impossibile, una miscela che poi è tipica di Douglas Adams.

Credeva in una porta. Doveva trovare quella porta. La porta era la via verso… verso…
La Porta era La Via. Bene.
Le maiuscole erano sempre il modo migliore di cavarsela con tutto ciò per cui non si aveva una buona risposta.




sabato 13 luglio 2013

48-91 - Cronache da Utòpia volume I


48-91
Cronache da Utòpia I

Oggi volevo parlarvi di una pubblicazione nata dal mio primo esperimento su THeiNCIPIT (un paio di post fa parlavo appunto de L'Effetto Farfalla) e anche il mio primo approccio fantascientifico. La science fiction è sempre stata fra i miei generi preferiti, testimoni sono le mie serie preferite che in qualche modo rientrano (quasi) tutte sotto questo genere, e lo stesso discorso vale anche per i miei scrittori preferiti. 
48-91 è la versione ripresa e ampliata de "L'Effetto Farfalla", senza il limite di carattere imposto da THeiNCIPIT e diviso in cinque capitoli anziché dieci.
Ciò che mi ha divertito di più nel creare questo racconto e questa storia è l'aspetto citazionistico. Gli amanti del genere potranno cogliere molte citazioni/riferimenti a film, telefilm, storie di fantascienza. Ma non mancano elementi che ho introdotto "nuovi", ispirandomi alle ultime scoperte in ambito scientifico (com'è giusto che sia per questo genere.)


Trama
Il brutale assassinio del professor E.Brown, capo della multinazionale che ha fatto la storia degli androidi, mette l'agente di Scotland Yard Chris Anderson sulle tracce di un pericoloso criminale: un androide di ultima generazione, pressoché indistinguibile dagli esseri umani





domenica 30 giugno 2013

Il Marchio e l'antologia "Dreamscapes - I racconti perduti".

È da un po' che non aggiorno il blog e questa volta lo faccio per un'occasione speciale: è uscita l'antologia della collana Aktoris, edita da GDS, dal titolo "Dreamscapes: I racconti perduti". Fra questi racconti perduti figura anche un mio racconto, "Il Marchio", ambientato nell'universo Naltatis.


Cliccate per acquistare il racconto singolo in formato ebook.Per gli altri link, alla edizione ebook e cartacea dell'intera antologia, vi rimando alla bara di sinistra sotto l'elenco"Pubblicazioni."


SINOSSI 

Sono tempi bui per il regno di Renec-Elh e per l’Isola Immortale. Dopo anni, un pericoloso assassino viene assicurato alla giustizia e alle mani del boia. Freyna, l’ultima sua vittima scampata alla morte, ritorna nella capitale per assistere all’esecuzione e affrontare i propri incubi. Con la morte dell’uomo che l’ha storpiata, è convinta di essere riuscita a gettarsi il passato alle spalle. Ma la verità è ben altra: l’esecuzione di quell’assassino sarà solo l’inizio e Freyna lo imparerà a proprie spese, quando dal suo passato torneranno gli spettri di un culto sanguinario e proibito. Un culto il cui simbolo è il Marchio.



Questo racconto si colloca in un momento particolare della storia di Naltatis, l'Isola Immortale. 
Siamo verso la fine della Prima Era, in un momento in cui la corruzione dilaga in tutti e Sette gli Elh di cui è composta. A vegliare sull'armonia fra questi regni ci sono un gruppo di guerrieri addestrati per lo scopo, che non appartengono a nessuna patria se non alla piccola isola dove sono stati cresciuti: i Guerrieri del Sangue. E la protagonista è proprio una guerriera del sangue, Freyna "Nayra", che ritorna nella "capitale delle capitali", Renec, per l'esecuzione del serial killer che aveva fatto piombare la città nel terrore anni prima e che l'aveva quasi uccisa, lasciandola irrimediabilmente sfigurata. 
L'inizio di che cosa segna l'esecuzione? L'assassino aveva detto di agire per conto di un culto che era già stato bandito per i riti sanguinosi che comportava: il culto di Kaenanhsi, letteralmente il culto dello "spirito di Anhsi". Anhsi, nella mitologia dell'Isola, era il fratello gemello di Ishna e i due erano a loro volta i fratelli maggiori di Natis, il "Custode degli uomini" che si era fatto umano per amore di una fanciulla e per il quale Naltatis era stata creata. Anhsi, divorato dall'invidia, lo aveva ucciso e preso il posto come re dell'Isola: una volta ucciso, grazie al sacrificio di Ishna, si narra che il suo spirito sia così potente da poter agire anche dall' "aldilà" (l'Atisenkae) e quindi è nato un culto per accrescere il suo spirito nel tentativo di rinvigorire il suo potere con il sangue.
Una volta ucciso l'assassino, si pensa che i barlumi di questo culto temuto siano stati soffocati. Ma Freyna impara a proprie spese che non è così e saranno proprio le vicende di questo racconto a spingerla a combattere la guerra fra gli Elh che ne deriverà. Freyna passerà alla storia con il suo nome da "guerriera del sangue" che è Nayra e diventerà una delle eroine più conosciute e cantate nelle Ere successive. Tanto che anche così si chiamerà la protagonista della serie principale di Naltatis, il cui primo volume si chiamerà "Il Sentiero degli Dei."

Spero di avervi incuriosito abbastanza e aspetto i vostri pareri sul racconto! 



sabato 1 giugno 2013

L'Effetto Farfalla - Racconto a capitoli interattivo



Ebbene sì. Ho deciso di dedicarmi a questa sfida lanciata da The Incipit, che spinge gli scrittori a interagire in maniera più stretta con i lettori, tanto da permettere loro di decidere come far proseguire la storia.
Il potere decisionale è sempre in mano all'autore, ma egli deve offrire ai lettori tre possibilità di scelta e in base alle preferenze continuare la storia.
Visto che non mi sono mai dedicata seriamente ad uno dei miei generi preferiti, la fantascienza, reduce anche da qualche lettura di Dick e Lovecraft, ho deciso di iniziare appunto lanciando una storia sulla piattaforma "The Incipit".
Qui il link.
La storia, che in generale avrà il nome di "L'Effetto Farfalla", ha come trama le indagini sulla morte di uno scienziato, il professor E. Brown, trovato brutalmente assassinato nel suo ufficio. L'assassino si rivela fin da subito essere un androide di una generazione che non ha mai visto la luce del mercato, in quanto era un androide dotato di sentimenti e ricordi, pressoché indistinguibile, dunque, da un essere umano. Il protagonista, Anderson, cerca di far luce sulla vicenda, ma si rende conto che prendere l'assassino non sarà facile, soprattutto considerato che gli androidi hanno un sistema di riprogrammazione del dna che permette loro di mutare sembianze: in definitiva, potrebbe essere chiunque.
Il primo capitolo, 48-91, è già online: e puoi essere tu a decidere come proseguire! (in questo caso, come io dovrò proseguire).
Buona lettura!

venerdì 19 aprile 2013

Guida Galattica per Autostoppisti (HHGTTG): 001-004

Buonsalve a tutti voi, terrestri!

La sottoscritta ha deciso di lanciarsi una sfida, precisamente su shockdom, e trasformare in vignette uno dei libri ai quali sono più legata, "Guida Galattica per Autostoppisti" di Douglas Adams. 
Le vignette, oltre a comparire su questo blog, compariranno anche sul mio blog in shockdom, assieme alle vignette della storia originale "Babelfish" al quale sto lavorando, sempre all'interno dell'universo della guida.

Intanto queste sono le prime quattro vignette, enjoy!





venerdì 15 marzo 2013

Racconto del mese #01

Racconto del mese



Inaugurio questa nuova rubrica con un breve esperimento ispirato a Jorge Luis Borges. 


Labyrìnthos

Questo carcere di pietra è la mia esistenza.
Non esiste nulla al di fuori di esso.
Io sono l’unico essere vivente e di questo luogo io sono il guardiano. Sono io a decidere quel che è destinato ad accadervi. Io sono l’unico: la mia parola è legge; le mie azioni, giustizia.
Sebbene in passato mi fu insegnato a chiamarlo carcere, questo luogo non è tale per me. È la mia casa ed è grande come il mondo. Mi appartiene più di quanto io non appartenga ad essa e se mio è il compito di proteggerla, suo è il compito di proteggere me.
Conosco ogni singola parte di questa mia casa. Ogni sezione si ripete all’infinito, la casa stessa si ripete all’infinito, come una specie di sortilegio perverso. Tuttavia, il luogo dove si colloca l’uscita non è più un segreto già da tanto tempo: potrei andarmene, se lo volessi. Ma non rientra nei miei desideri.
Io sono l’unico. Se anche desiderassi andarmene, dove dovrei recarmi? Dovrei rischiare forse di cadere nel vuoto, di perdermi nella non-esistenza? Non esiste nulla al di fuori di questa casa. Non esiste nulla al di fuori di me.
La quiete e la solitudine della mia casa non mi pesano: il pensiero di altri è solo una sfumatura dei ricordi o la memoria di un sogno. Io sono l’unico rimasto. Io sono l’unico.
Nulla turba la quiete della mia esistenza. Il silenzio è il mio unico compagno.
Solo un incubo ricorrente sembra tormentarmi. Chiudo gli occhi, seduto sul mio trono di pietra nel cuore della mia casa, e attendo. Attendo quei rumori frutto delle allucinazioni, quelle grida che non appartengono ad alcun essere che io conosca. E come ogni anno, quei suoni figli dell’incubo tornano a tormentare la mia esistenza.
Mi allontano dal mio trono di pietra. Queste allucinazioni non finiranno da sole, sono io che devo porre loro fine.
Il labirinto è la mia casa. So esattamente dove queste allucinazioni si trovano. Le raggiungo. Creature dell’orrore, fuori da ogni mia immaginazione, che parlano un idioma a me sconosciuto. Figure minute, spelacchiate, urlanti e tremanti, che cercano di attaccarmi, di farmi del male. Creature che nascono dal buio, dalla parte più oscura della mia mente. 
Creature che non esistono. Come possono esistere, se io sono l'unico? 
Vogliono insinuare il dubbio in me, far crollare il mondo di cui sono il sovrano. 
No, non ci riusciranno. Io sono l'unico e questi incubi non prevarranno su di me.
Muoiono con facilità, schiacciate sotto il peso dei miei zoccoli. L’orrido liquido rosso imbratta il pavimento della mia casa, ma so che non è altro che un sogno e che presto ne svanirà ogni traccia. Anche quei corpi cesseranno di esistere.
Perché io sono l’unico.
Non esiste nessuno al di fuori di me.

giovedì 14 marzo 2013

30 Giorni di Libri #16

30 GIORNI DI LIBRI

#16: LA TUA COPERTINA PREFERITA


La mia copertina preferita, finora, è questa. Semplice, essenziale, labirintica. Forse perché ho portato Escher all'esame di maturità e quindi è legata ad un lavoro di cui sono fiera (ma che mi ha quasi portato all'insufficienza. Evidentemente il Tema del Labirinto era stato considerato una mer*a dalla commissione). 
In ogni caso, il dipinto in questione è questo:


lunedì 11 marzo 2013

Auguri, DNA



DOUGLAS NOEL ADAMS
11 MARZO 1952 - 11 MAGGIO 2001


61 anni fa nasceva Douglas Adams.
Sono poche le persone che amo definire "geni", e Adams lo era davvero. 
Solo una persona di grande genialità poteva arrivare a concepire la Guida Galattica e Dirk Gently.
Il solo che custodiva la risposta alla vita, l'universo e tutto quanto.
Sceneggiatore di Doctor Who, amico dei Monty Python, dei Pink Floyd, di Neil Gaiman e di Richard Dawkins.
Il re della fantascienza surreale e comica.
Un genio.
Un genio che ci è stato strappato troppo presto.
Auguri, DNA. Addio, e grazie di tutto il pesce!

sabato 9 marzo 2013

Beta Reading & Recensioni

Disponibilità e servizi.

Un appello a tutti gli scrittori emergenti.
Il mio blog si apre da oggi ad un servizio di beta-reading. In che cosa consiste? Potete inviarmi il vostro manoscritto ed io mi offro di leggerlo e darvi dei consigli. BADATE BENE: non si tratta di un servizio di editing. Io mi limiterò solo a sottolineare le parti che non mi convincono, sia errori grammaticali che logici che la caratterizzazione dei personaggi. Tale servizio sarà gratuito, non essendo ancora professioista: però i miei impegni personali hanno la mia precedenza e quindi non posso darvi un tempo preciso e una data di scadenza precisa entro la quale leggere tutto il vostro manoscritto. Perciò non lamentatevi dei tempi di attesa. E mi arrogo il diritto di rifiutarmi di leggere determinati manoscritti, sia per questioni di tempo personali, per la lunghezza eccessiva, per una data di scadenza impellente eccetera: sia nel caso accetti che rifiuti, vi risponderò con una mail. Il tutto avverrà privatamente. 

Il servizio è aperto a racconti, romanzi e raccolte di racconti di ogni genere. Sono escluse le fanfiction.

Servizio numero due: La Recensione.
Siete scrittori emergenti e avete pubblicato o vi siete autopubblicati? Potete inviarmi una copia, possibilmente in formato pdf, alla mia mail. BADATE BENE: Richiedendo questo servizio, non avete il diritto ad una recensione sicuramente positiva. Voglio dire, la mia recensione sarà basata sulla mia impressione personale del vostro libro: se non mi è piaciuto, non tesserò le vostre lodi. Verranno messi in luce sia pregi che difetti. Perciò pensateci bene prima di usufruire di questo servizio, anch'esso gratuito, perché lamentele e minacce per recensioni non positive non saranno tollerate. Per i tempi di attesa e per il diritto al mio rifiuto, vale quanto scritto sopra. La recensione sarà pubblicata sul mio blog.

Il servizio è aperto a racconti, romanzi, e raccolte di ogni genere. Purché siano libri auto-pubblicati su piattaforme come lulu.com o ilmiolibro.it, oppure pubblicati con una casa editrice NON A PAGAMENTO. 

Sei ancora deciso ad usufruire di questi servizi?
manda una mail all'indirizzo helenawonder@gmail.com

Per il servizio di beta-reading, scrivere nell'oggetto della mail: "BETA-READING" seguito dal nome del romanzo. Nel corpo della mail inserire il vostro nome e una piccola presentazione del progetto (una specie di sinossi insomma. Se si tratta di un racconto inferiore ai 10.000 caratteri, tale presentazione non è necessaria).

Per il servizio di recensione, scrivere nell'oggetto della mail "RECENSIONE" seguito dal nome della vostra opera. Nel corpo della mail inserire i vostri dati autobiografici (precedenti pubblicazioni/concorsi eccetera) e una piccola presentazione della vostra opera, per farmi capire di che cosa parla (una specie di sinossi, insomma). 

A vù :)

giovedì 7 marzo 2013

30 Giorni di Libri #15

30 GIORNI DI LIBRI

#15: APRI IL PRIMO LIBRO CHE TI CAPITA FRA LE MANI AD UNA PAGINA A CASO 
E INSERISCI LA PRIMA FRASE CHE TI SALTA AGLI OCCHI


Premessa.
Il primo libro che mi è capitato fra le mani per la metà di questa rubrica è "L'illusione di Dio" di Richard Dawkins. Ebbene sì, io non sono più cattolica praticante o per lo meno credente. I miei dubbi avevo già cominciato ad averli grazie alla mia passione per la storia e la filosofia, e l'indagine delle tradizioni della storia antica. Passando all'università, dove ho modo di studiare lingue, culture e produzioni delle civiltà egee, greca, romana, mediorientale e soprattutto egiziana, mi si è aperto un mondo riguardo alla unica religione, come molti definiscono il cristianesimo. La conferma dei miei sospetti, data dalla storia stessa della Chiesa, dalla evidente ripresa di temi religiosi e tradizionali del nostro stesso passato "pagano", che s'infiltrano fra le pieghe del cattolicesimo in forme che non possiamo nemmeno immaginare, mi ha spinto a non credere, aiutata anche dalle sempre più conoscenze scientifico-antropologiche.
Tutte le idee che ho maturato nel corso di questi ultimi, ma intensi anni, di approfondimento culturale hanno trovato pieno (o quasi) riscontro in questo famigerato libro di Richard Dawkins, "The God Delusion", un libro che tutti dovrebbero leggere, indipendentemente dal loro credo (o non credo). Conosco molta gente che crede ancora ad Adamo ed Eva o al fatto che il mondo sia stato creato nel 4004 a.C. (cosa che mi ha fatto rabbrividire, considerato le prove tangibili che il mio corso di studi - archeologia- porta ormai dal settecento-ottocento, epoca in cui si è smesso di credere a questa fandonia), e che preferisce operare su se stessa il bispensiero piuttosto che arrendersi all'evidenza delle cose. Ma su questo argomento bisognerebbe versare fiumi d'inchiostro e Richard Dawkins l'ha fatto, perciò vi consiglio di affidarvi alle sue spiegazioni.

Ecco la frase che mi è saltata subito agli occhi:

"Gli esseri umani hanno la tendenza a vedere consciamente ciò che vogliono. Essi stentano molto a distinguere cose dalle connotazioni negative, menre hanno facilità a notare cose dalle connotazioni positive. Per esempio, parole che evocano ansia a causa della storia personale del soggetto o del condizionamento sperimentale fanno molta più fatica a essere percepite. Non occorre sottolineare quanto sia rilevante questa tendenza nel pio desiderio che sottende la religione."



domenica 3 marzo 2013

30 Giorni di Libri #14

30 GIORNI DI LIBRI 

#14: IL LIBRO CHE STAI LEGGENDO IN QUESTO PERIODO




Sto recuperando tutti i racconti/libri di Sherlock Holmes. Attualmente sono al libro "La Valle della Paura". Lo stile di questi racconti/libri è molto scorrevole,   ed è sempre piacere risolvere un caso a sera. Ho già espressio la mia adorazione per il personaggio di Sherlock Holmes.










Un altro libro che sto avendo il piacere di riscoprire è "Nessun Dove" di Neil Gaiman. Di certo non è la migliore delle sue storie, soprattutto se paragonata ad American Gods, ma è ugualmente una storia degna di essere letta. Inizialmente nata come una serie televisiva per la tv britannica (e io mi chiedo: perché non fanno serie tv del genere anche qui invece di propinarci sempre le medesime fiction in costume?), nasce questo romanzo. 

mercoledì 27 febbraio 2013

30 Giorni di Libri #13



30 GIORNI DI LIBRI



#13: IL LIBRO CHE IN QUESTO MOMENTO HAI SULLA SCRIVANIA



E dalla narrativa passiamo alla saggistica.
Il libro che volevo mostrarvi che si trova sulla mia scrivania è uno curato da una delle scienziate e persone mie connazionali che più stimo, ovvero Margerita Hack. Ho già avuto modo di partecipare ad una delle sue conferenze e, se già prima amavo alla follia l'astronomia, lei me l'ha fatta adorare ancora di più. Rientramo nell'ambito di studio in cui io vorrei puntare, ovvero l'archeoastronomia, il legame cioè fra le antiche civiltà del passato e il loro legame con il resto dell'universo, la loro visione del mondo. 

sabato 23 febbraio 2013

30 Giorni di Libri #12


30 GIORNI DI LIBRI



#12: UN LIBRO CHE NON TI STANCHERAI MAI DI LEGGERE



Non si tratta propriamente di un libro o, meglio, di un'opera narrativa. Ma sta di fatto che separarmi dall'Amleto di Shakespeare è quasi impossibile.
È vero che da quando l'ho studiato al liceo, benché amassi Hamlet già da prima, in lingua originale, leggere la parte italiana per me è un po' una sofferenza, perciò non mi stancherò mai di leggere lo screenplay originale.
In un modo o nell'altro, tutti conoscerete la storia di Amleto. Se non attraverso la versione cartacea, attraverso quella teatrale (io ho avuto modo di vedere l'adattamento del film di Zeffirelli a teatro con Alessandro Preziosi: anche se il mio sogno sarebbe quello di vederla a teatro fatta dalla Royal Shakespearean Company, il che significa volare fino in Inghilterra), o appunto quella cinematografica (di Kenneth Branagh, o di Zeffirelli, o una recente della Royal Shakespearean Company con David Tennant, un adattamento moderno).
E per mostrare la meraviglia che è questa storia, non basterebbe questo post. 






giovedì 21 febbraio 2013

30 Giorni di Libri #11


30 GIORNI DI LIBRI



#11: UN LIBRO CHE PRIMA AMAVI E CHE ORA ODI


Mi ricordo che "Il codice Da Vinci" l'ho letto quando ero ancora alle medie.
All'epoca ero ossessionata dalle storie thriller, dai misteri, da sette segrete e dagli enigmi. Il problema è che poi sono cresciuta e, appassionandomi al "mestiere" dello scrittore, mi sono saltati agli occhi i molti difetti di questo libro.
Primo fra tutti, il tipico pessimo stile di scrittura americano.
È uno stile asettico, uguale per la maggior parte degli scrittori americani che dà quell'odioso senso di preimpostato. Questo mi ha fatto un po' odiare questo libro, benché l'abbia molto amato in passato.
La storia di per sé è passabile. Insomma, non è che sia tutta questa originalità, risolvere un omicidio attraverso degli enigmi. Anche se comunque ha il suo fascino, soprattutto per me se è ambientata in una galleria famosa come quella del Louvre in piena notte, quando non c'è nessuno. Ed è comunque apprezzabile l'ammontare delle ricerhce che l'autore deve aver fatto (o chi per lui), il che comunque rientra nello standard dell'autore americano.
Da non credente, la cosa "dello scandalo" non l'ho mai percepita. C'è da dire anche che per amor della sua storia, che voleva mostrare l'equazione santo graal = discendenza di Cristo, comunque non ha riportato la mancanza di testimonianze contemporanee da parte dei romani sulla figura di Gesù Cristo.
A parte questo, il fatto che i libri - sia questo che il praticamente uguale Angeli e Demoni - si concludano con il sesso o la promessa del sesso fra i due (etteppareva, sembrava troppo strano che mancasse questo elemento in un medio romanzo americano), fa un po' scadere l'intera storia.
Con queste e molte altre considerazioni, questo libro ora non mi invita a rileggerlo. Non l'ho mai fatto e credo non lo rifarò mai.  

domenica 17 febbraio 2013

30 Giorni di Libri #10



30 GIORNI DI LIBRI



#10: UN LIBRO DEL TUO AUTORE PREFERITO



Nel corso di questa rubrica, mi è già capitato - e mi capiterà di parlare ancora - di libri che mi piacciono e di autori che considero i miei preferiti. Ma se non voglio finire a parlare dello stesso libro, devo distribuirli fra le domande. Il punto è che non ho un solo autore preferito. Fra i miei autori preferiti rientrano, per ora: Borges, Salinger, Bradbury, Gaiman, Adams, Shakespeare, Fante, Orwell, Poe, Doyle, eccetera: di molti di loro ho già parlato o parlerò a breve. Quindi per rispondere alla domanda, ho scelto fra i libri dei citati autori un altro che considero profetico quasi quanto 1984.


Benché io ami Cronache Marziane e sia particolarmente affezionata al racconto Usher II (che fra l'altro rimanda a Poe), Fahrenheit 451 ha descritto appieno e con straordinaria precisione molte delle tendenze dell'umanità, alcune pienamente raggiunte (magari non nei termini precisi definiti da Bradbury, ma è soprendente pensare che questo libro, come quello di Orwell, risalga agli anni 50.).
Ray Bradbury, che fra l'altro è scomparso proprio a Giugno dell'Anno scorso (e che ho voluto ricordare nel post l'uomo dell'autunno) ci catapulta in un altro mondo futuro, apparentemente utopico. Ma in realtà è distopico. La cultura non esiste più. I libri sono una minaccia. I libri vanno bruciati (e da qui il titolo, che fa riferimento alla temperatura in cui brucia la carta). Non c'è spazio per i libri. 
Mentre c'è spazio per la televisione. Una enorme televisione, una realtà praticamente parallela con la quale si può interagire, addirittura far parte dei programmi stando comodamente seduti da casa propria.
Il protagonista è Guy Montag. All'inizio fa parte del sistema: ha il compito ingrado di essere un Vigile del Fuoco. Ma visto che siamo comunque in una sorta di futuro, gli incendi non scoppiano neanche più, anche perchè le case sono fatte ormai tutte di materiale ignifugo. No, vedete, il compito dei Vigili del Fuoco, in questo futuro, è quello di appiccare gli incendi. Più precisamente, appiccare gli incendi ai libri. E se il propretario si rifiuta di consegnarli, appiccare il fuoco pure a lui. 
Guy comincia a rendersi conto che la cosa non va bene, che i libri non vanno bruciati, e invece di bruciarli comincia a salvarli. Ne legge solo uno: e sarà proprio il libro che lui dovrà rappresentare. Perché, benché quasi tutti i libri siano andati distrutti, esiste un gruppo di persone che, tramite l'ipnosi, riesce a cavare dalla memoria tutto quello che ha letto e recitarlo ad alta voce ad un erede in punto di morte. Le persone stesse, pur di salvare la cultura che rappresenta l'umanità, diventano i libri che custodiscono.
Ho sempre considerato questo libro come un monito. Il monito di non lasciarci privare della nostra cultura. I libri ne sono una rappresentazione, sono un mezzo d'espressione fondamentale per l'essere umano. Sono nati appunto per permettere alla cultura di essere alla portata di tutti. Distruggerli, significa creare un popolo di persone ignoranti e facilmente malleabili (alle quali potrebbero, ad esempio, essere inculcati i fondamenti di un IngSoc: per questo motivo, la mia mente collega sempre questo libro a 1984).
Insomma, non smettete mai di leggere. 
Divorateli quei libri.
Proteggeteli quei libri.
I libri non vanno bruciati, vanno custoditi.

Citazioni:
"C'era un buffissimo uccello, chiamato Fenice, nel più remoto passato, prima di Cristo, e questo uccello ogni quattro o cinquecento anni si costruiva una pira e ci si immolava sopra. Ma ogni volta che vi si bruciava, rinasceva subito poi dalle sue stesse ceneri, per ricominciare. E a quanto sembra, noi esseri umani non sappiamo fare altro che la stessa cosa, infinite volte, ma abbiamo una cosa che la Fenice non ebbe mai. Sappiamo la colossale sciocchezza che abbiamo appena fatta, conosciamo bene tutte le innumerevoli assurdità commesse in migliaia di anni e finché sapremo di averle commesse e ci sforzeremo di saperlo, un giorno o l'altro la smetteremo di accendere i nostri fetenti roghi e di saltarci sopra. Ad ogni generazione, raccogliamo un numero sempre maggiore di gente che si ricorda."

"Riempi loro i crani di dati non combustibili, imbottiscili di "fatti" al punto che non si possano più muovere tanto son pieni, ma sicuri d'essere "veramente bene informati". Dopo di che avranno la certezza di pensare, la sensazione del movimento, quando in realtà sono fermi come un macigno. E saranno felici, perché fatti di questo genere sono sempre gli stessi. Non dar loro niente di scivoloso e ambiguo come la filosofia o la sociologia affiché possano pescare con questi ami fatti ch'è meglio restino dove si trovano. Con ami simili, pescheranno la malinconia e la tristezza. "





venerdì 15 febbraio 2013

30 Giorni di Libri #09



30 GIORNI DI LIBRI



#09: UN LIBRO CHE TI HA FATTO CRESCERE




La prima volta che lessi 1984 mi colse un forte senso d'angoscia.
L'angoscia della verità. Perché benchè sia ambientato in un futuro distopico, i collegamenti con la nostra realtà e la società in cui viviamo, fanno venire i brividi da quanto sono reali e vividi.
Con tutta probabilità, molti di coloro che  giungeranno su questo post non avranno mai sentito nominare questo libro. Ma mi basterà estrapolare da esso una sola espressione che vi risulterà familiare: Grande Fratello. No, non sto parlando di quella trasmissione di bassisimo profilo culturale che ci stanno propinando da una decina di anni a questa parte. Benché l'origine dell'espressione provenga proprio da questo libro, il format televisivo e il Grande Fratello di Orwell rappresentano solo un pessimo caso di omonimia. Il Grande Fratello di Orwell è sì una entità non ben definita che nessuno ha visto se non nei manifesti, un uomo dai folti baffi che osserva tutti i cittadini dall'alto dei manifesti, una rete di stretto controllo visivo-uditivo 24h/24, il capo assoluto del governo, ma non è un'entità che si mette a spiare dei poveri idioti in una casa. Spia tutti quanti. Alla ricerca di ogni minima alterazione del sistema, alla ricerca di ogni minimo cenno di libertà individuale.
Sì, perché nel mondo di Orwell non esiste la libertà. Non esistono nemmeno più i legami amorosi o affettivi. La castità femminile è esaltata come una virtù, l'atto sessuale è visto come mero mezzo per la riproduzione (quindi programmato), i figli, le nuove generazioni, sono pronti a tutto pur di compiacere il sistema, arrivando persino a denunciare i propri genitori (e quindi condannarli a morte).
Ci troviamo di fronte ad un mondo in cui non c'è spazio per i sentimenti, non c'è spazio per le parole o l'arte, non c'è spazio per la verità o per il passato, inghiottito dalla tecnica del bispensiero (tecnica che da molti è messa in atto). In cui il Ministero dell'Amore gestisce gli affari di guerra, il Ministero della Verità si occupa di costruire menzogne. Un mondo in cui esiste il bene, rappresentato dall'Ingsoc, l'unico partito che gestisce il governe, e il male, rappresentato da un unico grande nemico (che nessuno ha mai visto, se non nei manifesti o attraverso la televisione).
E in questo mondo traviato, oppresso, ma dove nessuno ha la volontà di ribellarsi (non per la paura, ma perché nessuno vede il senso di ribellarsi o lamentarsi), dove anche il solo pensiero contro il partito è un reato di competenza della psicopolizia, Winston Smith, l'ultimo uomo in europa (come soleva definirlo Orwell), lotta per mantenere l'ultimo briciolo di umanità, per mantenere quell'ultimo briciolo di coscienza che lo porta a realizzare quanto sia sbagliato il mondo in cui vive, che lo porta all'amore per Julia, un amore segreto perché l'amore, nel suo mondo, è proibito.
Quindi sì, lo trovo un libro importante, che tutti dovrebbero leggere.
Un libro anche profetico, come del resto lo era stato anche La fattoria degli animali. 

Il potere non è un mezzo, è un fine. Non si stabilisce una dittatura nell'intento di salvaguardare una rivoluzione; ma si fa una rivoluzione nell'intento di stabilire una dittatura. Il fine della persecuzione è la persecuzione. Il fine della tortura è la tortura. Il fine del potere è il potere

O la frase che mi ha sempre dato i brividi:

 "Come posso fare a meno di vedere quel che ho dinanzi agli occhi? Due e due fanno quattro!.""Qualche volta, Winston. Qualche volta fanno cinque. Qualche volta fanno tre. Qualche volta fanno quattro e cinque e tre nello stesso tempo. Devi sforzarti di più. Non è facile recuperare il senno."






Guida Galattica per Autostoppisti: le vignette

Per fare un po' di pratica con l'arte del fumetto, ho deciso di dedicarmi alla messa in "vignette" della celebre opera di Adams "Guida Galattica per Autostoppisti".
Ovviamente non sarà niente di che, visto che non sono una professionista, ma ritengo che sia un ottimo modo per far pratica e far maturare il disegno.

Questa è la prima vignetta di quello che sperò sarà una lunga serie!

Bozza fatta con Paint Tool Sai & Bamboo Pen


mercoledì 13 febbraio 2013

30 Giorni di Libri #08


30 GIORNI DI LIBRI



#08: UN LIBRO CHE CONSIGLIERESTI



Se volete leggere un libro e non avete mai avuto modo di leggere Guida Galattica per gli Autostoppisti, fatelo.



Arthur Dent è un uomo come un altro. 
Si sveglia una mattina con i postumi della sbornia e sembra non far caso al bulldozer fermo sul viale che porta alla sua casa. Si rade, fa colazione, esce e si sdraia davanti alle ruspe per evitare che gli demoliscano la casa per avere lo spazio necessario per costruire un'autostrada. 
Ford Prefect sembra un uomo come un altro. Ma non lo è affatto. Lui è infatti un alieno, proveniente da un pianeta che ruota intorno alla stella di Betelgeuse (per chi non lo sapesse, è una stella della costellazione di Orione), giunto sulla terra 15 anni prima per aggiornare la "Guida Galattica per gli Autostoppisti", uno dei libri più conosciuti dell'intero universo.  Ford Prefect arriva a convincere l'amico ad alzarsi e a raggiungerlo in un pub perché deve parargli urgentemente. Arthur Dent si lascia convincere e, mentre gli distruggono la casa, Ford Prefect gli dice la verità: lui è un alieno e la terra sta per essere distrutta. 
Un paio di minuti dopo, infatti, le astronavi Vogon invadono l'atmosfera terreste avvisando che quell'insignificante pianeta si trova nella traiettoria della nuova autostrada galattica e che per questo deve essere distrutta con effetto immediato. Prima che la terra venga distrutta, Ford Prefect (da perfetto autostoppista qual è ), trascina l'amico Arthur Dent su una navicella Vogon grazie ai cuochi che decidono di accogliere la loro richiesta di autostop. 
Questo è l'inizio di un'avventura che non si pone limiti nella surrealità, nell'improbabilità e nella completa (ma sana) follia. Dire che l'ho trovato geniale sarebbe riduttivo. Era da tempo che un libro non mi prendeva così da costringermi a finire un libro in sole tre ore. Non mi sono nemmeno azzardata a fare una pausa: questo è un libro che richiede una attenzione costante e soprattutto la continuità tanto reclamata da Poe. Solo immergendosi completamente si può apprezzare questo libro. Continuo a chiedermi come ho fatto ad aspettare tanto per leggerlo. Per fortuna, una volta tanto, la legge di murphy non ha influito e mi ha fatto trovare una edizione molto recente di questo libro in un negozio di libri usati  (a un euro!). 
Raramente mi trovo a divorare un libro. Forse perché sono abituata a tutt'altro tipo di libri che richiedono una attenzione solo per il lessico e la forma (tipo il Silmarillion). Questo libro invece ti DEVE scorrere addosso, altrimenti non riusciresti a seguire tutte le scene surreali e impreviste di cui questo libro è composto.
Scene che sembrano sconnesse fra loro, ma che nella logica (se di logica si può parlare) del libro si scoprono tutte collegate: non è infatti un'accozzaglia di cose senza senso e senza scopo. Certo, ha i suoi picchi di demenzialità, tipo che la tortura dei Vogon è data dalla lettura delle loro orrende poesie, ma non è mai volgare o incredibilmente stupido da non essere apprezzato. È una demenzialità geniale, come geniale - torno a ribadire - è tutto il resto.

Insomma, non consiglio solo questo libro, ma tutto il ciclo della Guida Galattica scritta da Douglas Adams, noto autore radiofonico e non inglese, sceneggiatore anche della arcinota serie tv Doctor Who, un talento che è venuto a mancare prematuramente. 
Leggete questo libro e, mi raccomando: DON'T PANIC!



martedì 12 febbraio 2013

30 Giorni di Libri #07


30 GIORNI DI LIBRI



#07: IL LIBRO CHE TI DESCRIVE



Ho pensato molto a che libro potesse descrivermi. Di solito le mie letture riguardano mondi in cui a fatica ci si può immedesimare e dichiarare "sì, questo libro mi descrive."
Poi mi sono resa conto, rifacendo la lista dei miei libri preferiti, che effettivamente dei libri che mi descrivono ci sono. L'altro libro lo tratterò nel punto in cui c'è scritto "Un personaggio che ti descrive", quindi non lo tratterò anche qui.
Chiedi alla polvere è sostanzialmente la storia di uno scrittore emergente, Arturo Bandini, figlio di immigrati di origine italiana che negli anni 50 si stabiliscono in america. John Fante è passato per decenni in sordina, riscoperto e portato alla ribalta da Charles Bukowski. 
Perché rappresenti molto uno scrittore, è facile intuirlo. Arturo Bandini altri non è che l'alter-ego di John Fante stesso e, in senso traslato, l'alter-ego di tutti gli scrittori anche odierni. I sogni ad occhi aperti, gli interi film mentali in cui lui immagina di dare le risposte in un'intervista, i giorni passati nell'attesa della risposta per una pubblicazione. Insomma, il contesto storico ci riporta indietro di decenni, ma la figura di Arturo Bandini, come scrittore, è a mio parere ancora odierna.
Oltre a questo, il libro tratta di altri temi: tratta del peso di una inferiorità sociale, data dall'essere un immigrato straniero nel suolo americano. Tratta di un amore burrascoso con una cameriera messicana, Camilla, che in realtà l'amore verso Bandini non l'ha mai provato. In una vita che lui avrebbe voluto perfetta come la trama di un romanzo a lieto fine ma che si rivela essere tutt'altro che perfetta, arrivato alla pubblicazione di un romanzo ma  alla fine improvvisa di un amore mai esistito, Arturo Bandini dedica una copia del suo romanzo a Camilla e la scaglia nel deserto.
Chiedi alla polvere. 
Perché mi rappresenta? Perché mostra la divisione a cui noi scrittori siamo sottoposti. Io personalmente mi sento divisa fra la volontà di vivere in un mondo perfetto, che poi è quello dei libri che creo, o se non perfetto dove ho il completo controllo, mentre la realtà è un luogo pieno di casualità e noi rimbalziamo da un evento all'altro senza avere un effettivo controllo. E il più delle volte, i nostri film mentali si devono scontrare con la dura realtà.

..e la biblioteca con i grossi nomi degli scaffali, il vecchio Dreiser, il vecchio Mencken, tutta la banda riunita che andavo a riverire. Salve Dreiser, ehi Mencken, ciao a tutti, c'è un posto anche per me nel settore della B, B come Baldini, stringetevi un po', fate posto ad Arturo Bandini. Mi sedevo al tavolo e guardavo verso il punto in cui avrebbero messo il mio libro, proprio lì, vicino ad Arnold Bennett; niente di speciale quell'Arnold Bennett, ma ci sarei stato io a tenere alto l'onore delle B, io, il vecchio Arturo Bandini, uno della banda.






lunedì 11 febbraio 2013

30 Giorni di Libri #06


30 GIORNI DI LIBRI



#06: IL LIBRO PIU' CORTO CHE TU ABBIA LETTO: IL VECCHIO E IL MARE


Un altro grande classico del Novecento.
Credo sia stato uno dei primi classici moderni che ho avuto il piacere di leggere, ovviamente firmato Hemingway. Un libro che è valso a Hemingway, oltre che al Pulitzer, pure il Nobel.
La trama pone al centro il vecchio Santiago e la sua lotta come pescatore contro un pesce, una lotta che lo costringe a passare diversi giorni in mezzo al mare, mostrando l'uomo come eterno lottatore contro la Natura, ma anche rispettoso nei confronti della natura stessa, rappresentata dal pesce.
Non voglio dilungarmi molto, perché si tratta comunque di un libro molto conosciuto. Perciò concluderò citando una delle mie frasi preferite:

L'uomo non è fatto per la sconfitta. Un uomo può essere distrutto, ma non può essere sconfitto.
Ho ho ho.
A neanche un mese dal primo compleanno del forum, siamo arrivati a quota 1000 paggeviù.
Perciò mi sembrava doveroso un grazie a tutti là fuori, che venite a spidocchiare - o capitate per sbaglio - questo miiiinuscolo pezzo di internet.
Loki sta già festeggiando per l'occasione.

Ehm.

domenica 10 febbraio 2013

30 Giorni di Libri #05


30 GIORNI DI LIBRI



#05: IL LIBRO PIU' LUNGO CHE TU ABBIA LETTO


E qui scadiamo nel classico.
Suppongo che sia stato il libro più indicato, sotto questa domanda. Il mio primo impulso era stato quello di rispondere con "La Divina Commedia", ma la verità è che non l'ho mai letta tutta (posso dirlo liberamente, ho già finito il liceo da tempo).
Invece di questo, oltre che tutti i libri che compongono la trilogia, ho letto appendici, alberi genealogici e cronologia della terra di Mezzo, per un totale di circa 1500 pagine.
Sì, un mattone.
Ma un mattone che vale la pena di leggere.
Se non vi piace uno stile più aulico di quello moderno, lasciate perdere.
Serve presentare questo libro? Siamo nel classico più classico moderno. Anche se non vi piace il fantasy, molto probabilmente avrete già sentito parlare della trama e di quel che accade in questo libro o ve ne sarete comunque fatti un'idea. Perciò non perderò altro tempo, questo libro si presenta da sé.