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domenica 17 febbraio 2013

30 Giorni di Libri #10



30 GIORNI DI LIBRI



#10: UN LIBRO DEL TUO AUTORE PREFERITO



Nel corso di questa rubrica, mi è già capitato - e mi capiterà di parlare ancora - di libri che mi piacciono e di autori che considero i miei preferiti. Ma se non voglio finire a parlare dello stesso libro, devo distribuirli fra le domande. Il punto è che non ho un solo autore preferito. Fra i miei autori preferiti rientrano, per ora: Borges, Salinger, Bradbury, Gaiman, Adams, Shakespeare, Fante, Orwell, Poe, Doyle, eccetera: di molti di loro ho già parlato o parlerò a breve. Quindi per rispondere alla domanda, ho scelto fra i libri dei citati autori un altro che considero profetico quasi quanto 1984.


Benché io ami Cronache Marziane e sia particolarmente affezionata al racconto Usher II (che fra l'altro rimanda a Poe), Fahrenheit 451 ha descritto appieno e con straordinaria precisione molte delle tendenze dell'umanità, alcune pienamente raggiunte (magari non nei termini precisi definiti da Bradbury, ma è soprendente pensare che questo libro, come quello di Orwell, risalga agli anni 50.).
Ray Bradbury, che fra l'altro è scomparso proprio a Giugno dell'Anno scorso (e che ho voluto ricordare nel post l'uomo dell'autunno) ci catapulta in un altro mondo futuro, apparentemente utopico. Ma in realtà è distopico. La cultura non esiste più. I libri sono una minaccia. I libri vanno bruciati (e da qui il titolo, che fa riferimento alla temperatura in cui brucia la carta). Non c'è spazio per i libri. 
Mentre c'è spazio per la televisione. Una enorme televisione, una realtà praticamente parallela con la quale si può interagire, addirittura far parte dei programmi stando comodamente seduti da casa propria.
Il protagonista è Guy Montag. All'inizio fa parte del sistema: ha il compito ingrado di essere un Vigile del Fuoco. Ma visto che siamo comunque in una sorta di futuro, gli incendi non scoppiano neanche più, anche perchè le case sono fatte ormai tutte di materiale ignifugo. No, vedete, il compito dei Vigili del Fuoco, in questo futuro, è quello di appiccare gli incendi. Più precisamente, appiccare gli incendi ai libri. E se il propretario si rifiuta di consegnarli, appiccare il fuoco pure a lui. 
Guy comincia a rendersi conto che la cosa non va bene, che i libri non vanno bruciati, e invece di bruciarli comincia a salvarli. Ne legge solo uno: e sarà proprio il libro che lui dovrà rappresentare. Perché, benché quasi tutti i libri siano andati distrutti, esiste un gruppo di persone che, tramite l'ipnosi, riesce a cavare dalla memoria tutto quello che ha letto e recitarlo ad alta voce ad un erede in punto di morte. Le persone stesse, pur di salvare la cultura che rappresenta l'umanità, diventano i libri che custodiscono.
Ho sempre considerato questo libro come un monito. Il monito di non lasciarci privare della nostra cultura. I libri ne sono una rappresentazione, sono un mezzo d'espressione fondamentale per l'essere umano. Sono nati appunto per permettere alla cultura di essere alla portata di tutti. Distruggerli, significa creare un popolo di persone ignoranti e facilmente malleabili (alle quali potrebbero, ad esempio, essere inculcati i fondamenti di un IngSoc: per questo motivo, la mia mente collega sempre questo libro a 1984).
Insomma, non smettete mai di leggere. 
Divorateli quei libri.
Proteggeteli quei libri.
I libri non vanno bruciati, vanno custoditi.

Citazioni:
"C'era un buffissimo uccello, chiamato Fenice, nel più remoto passato, prima di Cristo, e questo uccello ogni quattro o cinquecento anni si costruiva una pira e ci si immolava sopra. Ma ogni volta che vi si bruciava, rinasceva subito poi dalle sue stesse ceneri, per ricominciare. E a quanto sembra, noi esseri umani non sappiamo fare altro che la stessa cosa, infinite volte, ma abbiamo una cosa che la Fenice non ebbe mai. Sappiamo la colossale sciocchezza che abbiamo appena fatta, conosciamo bene tutte le innumerevoli assurdità commesse in migliaia di anni e finché sapremo di averle commesse e ci sforzeremo di saperlo, un giorno o l'altro la smetteremo di accendere i nostri fetenti roghi e di saltarci sopra. Ad ogni generazione, raccogliamo un numero sempre maggiore di gente che si ricorda."

"Riempi loro i crani di dati non combustibili, imbottiscili di "fatti" al punto che non si possano più muovere tanto son pieni, ma sicuri d'essere "veramente bene informati". Dopo di che avranno la certezza di pensare, la sensazione del movimento, quando in realtà sono fermi come un macigno. E saranno felici, perché fatti di questo genere sono sempre gli stessi. Non dar loro niente di scivoloso e ambiguo come la filosofia o la sociologia affiché possano pescare con questi ami fatti ch'è meglio restino dove si trovano. Con ami simili, pescheranno la malinconia e la tristezza. "





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