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mercoledì 23 ottobre 2013

Hannibal di Bryan Fuller



"Questo è il mio disegno."

Di Bryan Fuller avevo già parlato in merito di Pushing Daisies. 
Probabilmente a fare le recensioni dei suoi telefilm sono di parte, perché adoro le sue idee e il suo modo di svilupparle. Non c'è stata una sua serie che non sia stata apprezzata dalla critica, ma ahimè il pubblico e l'alto budget delle sue idee - sempre al limite dell'allucinogeno - gli hanno sempre fatto chiudere le serie anzitempo. Prima Wonderfalls, Dead Like Me, Pushing Daisies. Ma a quanto pare Hannibal è destinato a resistere di più.
Quando ho saputo che progettavano di fare un telefilm su Hannibal, ammetto di aver storto il naso. Abbiamo già saputo tutto quello che c'era da sapere di Hannibal Lecter in ben 4 film e nella famosa frase di Clarice "Hannibal the Cannibal". Poi ho scoperto che alla regia ci sarebbe stato Bryan Fuller. 
E la cosa si è fatta interessante.
Sapere che Bryan Fuller avrebbe messo le mani su un personaggio già esistente mi ha un po' destabilizzato. Sono sempre stata abituata a un Bryan Fuller che metteva sullo schermo uno dark humor intelligente, con trame originali, allucinanti e brillanti. Il mio entusiasmo si nota chiaramente dalla mia precedente recensione su Pushing Daisies, da questo punto di vista. Beh, conoscendo il regista ho deciso di dargli una seconda possibilità e di cominciare la visione del telefilm.

Come al solito, un telefilm di Bryan Fuller non è per tutti. Fuller fa chiaramente cose che si potrebbero definire di "nicchia", nonostante in questo caso sia coinvolto un nome importante come quello del personaggio di Hannibal Lecter. Le vicende che Fuller prende in considerazione sono quelle del pre-Red Dragon e a esso sono ispirate. Innanzi tutto, il telefilm è ambientato ai giorni nostri: quindi con i nostri metodi di indagine eccetera. Inoltre, qui il Dr. Lecter è in assoluta libertà e nessuno sospetta ancora che lui sia in realtà uno psicopatico, assassino e cannibale, anche perché è sempre riuscito a incolpare gli altri dei suoi delitti. Il problema si presenta quando nell'FBI viene convocato Will Graham, un uomo dotato di una così spiccata empatia da permettergli di entrare nella mente dell'assassino e di scoprirne la trama (infatti in questo frangente pronuncia sempre le parole Questo è il mio disegno). Tuttavia, per la sua fragilità psicologia, gli viene affiancato uno psichiatra. Più specificatamente, Hannibal Lecter.
Perché non è per tutti?, vi starete chiedendo. Il fatto è che le scene degli omicidi sono forti. Davvero forti. Inoltre, il telefilm è tutto un viaggiare nella mente di Will, con le allucinazioni. In realtà è un continuo giocare con le menti, sia dei personaggi e con la mente degli spettatori. Le atmosfere, la simmetria degli scenari quasi reali, i colori spenti e le scene del crimine, le allucinazioni e i discorsi degli psichiatri, le cene di Hannibal, tutto è atto a mettere a disagio, a far sentire a disagio lo spettatore quanto è a disagio Will Graham stesso.

Trama orizzontale e trama verticale.
La trama verticale, ossia la trama insita in ogni episodio, è più o meno la stessa: Accade un omicidio, Will viene chiamato sulla scena del crimine. Si ha la allucinazione di Will che ci mostra come è avvenuto l'omicidio e che informazione lui riesce a ricavare dell'assassino. Seduta con Hannibal Lecter. Le indagini proseguono (ho davvero apprezzato il fatto che non stiano lì delle ore a spiegare come siano arrivati a un punto, che non mostrino ore ore degli scienziati al microscopio perché non è questo il senso del telefilm, non siamo a CSI). Si arriva a capire chi è l'assassino. Hannibal che cucina. Eccetera.
No, non aspettatevi un solito poliziesco.
Non ci si concentra sulle indagini di per sé, ci si concentra molto sul sottile rapporto di Will con il mondo esterno. Con Hannibal. Con Alana Bloom. Con Jack. Con Abigail. Con i propri incubi e le proprie allucinazioni. Un sottile rapporto minato da un sempre più crescente disagio psicologico, che lo porta a fondere la realtà con i propri incubi (anche derivati dal lavoro che svolge). Ecco, la trama orizzontale è proprio questa. Insieme al fatto che a ogni omicidio che si ritrovano a indagare, si scopre che esiste un imitatore, ma soprattutto l'omicidio che più di ogni altro ricorre con insistenza è quello delle vittime di Garrett Jacob Hobbes, ucciso a sua volta da Will. Gli incubi evolvono più evolve quella che sembra essere una malattia mentale di Will, che lo porta a distaccarsi sempre più dalla realtà ma allo stesso tempo lo aiuta ad aprire gli occhi su quale sia la verità.
Qual è la verità? Beh, scoprite il telefilm.


"My name is Will Graham. I feel like I'm fading".


La serie si chiama Hannibal. Per quanto il protagonista sia Will, a dominare la scena è Hannibal. Un personaggio di questo calibro non poteva non  rubare in un certo senso la scena e infatti ho apprezzato che il telefilm venisse collocato in un momento precedente alla scoperta della sua "psicopatia": così domina, ma allo stesso tempo se ne sta in secondo piano, viscido e inquietante, impassibile e freddo, falso e attore. L'attore che lo interpreta, Mads Mikkelsen, riesce secondo me a rendere Hannibal molto più sfaccettato e intelligente di quanto non lo rendessero i film. Stiamo parlando di un uomo che ha nascosto il suo essere psicopatico per anni, ha frequentato la facoltà di medicina e poi è diventato psichiatra senza che nessuno sospettasse niente: infatti Hannibal è uno psicopatico intelligente , è consapevole di quel che fa e di come nasconderlo al meglio. 


Ad affiancarlo, come protagonista, è Will Graham. Uomo dotato dalle grandi abilità empatiche, ma per questo dalla psiche molto fragile: accetta di lavorare come profiler per Jack Crawford, ma a patto che venga seguito da uno psichiatra (il Dr. Lecter). Tuttavia, il lavoro lo porta molto a contatto con le menti degli assassini e per lui hanno inizio gli incubi notturni e le allucinazioni, mentre la realtà sembra scivolargli dalle dita e farsi sempre più confusa. 

In definitiva, Bryan Fuller è più grandioso che mai. Con questo telefilm, è riuscito a dare il massimo senza perdere il proprio spirito (basti pensare al dark humor che trasuda dalle cene di Hannibal, unico "intermezzo" del telefilm che è inquietante quanto le scene del crimine). Io lo consiglio, ma chiedetevi se avete abbastanza stomaco e se non siete facilmente impressionabili dai temi trattati, come gli omicidi efferati, il cannibalismo e il disagio psicologico, perché in caso contrario evitate questo telefilm. 

L'oceano in fondo al sentiero, Neil Gaiman - Impressioni



"Era solo uno stagno, ai margini della fattoria. Neanche tanto grande. Lettie Hempstock diceva che era un oceano, ma io lo sapevo che non poteva essere. Diceva che attraversando l'oceano erano arrivati qui dalla loro vecchia terra."

 Ammetto che quando ho saputo dell'uscita del nuovo libro di Gaiman, mi sentivo preoccupata ed eccitata dall'idea nello stesso momento. Sapete, quando uno degli scrittori che più ammiri esce con una nuova storia, è inevitabile che tu ti metta a chiederti se ti piacerà, se sarà una bella storia, se invece ha scritto un libro tanto per fare privo di sentimenti. Ti chiedi se quel nuovo libro cambierà l'opinione che hai su quello scrittore. Tanta è l'aspettativa e tanta é anche la preoccupazione che ne deriva.
Posso tranquilizzarvi e dirvi fin da subito che Gaiman non ha deluso nessuna delle mie aspettative, come mi aspettavo che fosse. Non esistono molte persone nate con una grande capacità di cantastorie, e Gaiman è fra questi pochi fortunati.

"The Ocean at the End of the Lane", non è un libro immediato, come del resto tutta la produzione di Gaiman. Nemmeno la più banale delle sue storie è, alla fin fine, banale. Questa storia di banale non ha niente. Senza dubbio, riprende uno dei temi che sono più cari a Gaiman, ossia l'infanzia (vi ricordo Il Figlio del Cimitero e Coraline). Ma non una infanzia qualsiasi: l'infanzia che noi abbiamo abbandonato crescendo, popolata da mostri e creature sovrannaturali o addirittura più vecchie dell'universo stesso. Ecco, una infanzia cara a Gaiman è una infanzia dove realtà e fantasia si confondono. Fra l'altro il protagonista è un bambino che è anche un lettore accanito, quindi la fantasia prorrompe in modo più prepotente nella sua vita: il fatto poi che è ambientato nel Sussex, dove lui è vissuto proprio da bambino, dimostra questo libro sia autobiografico.
Se c'è qualcosa che rende Gaiman un grande autore, a mio parere sottovalutato, è la sua capacità di rendere poesia ogni storia.

Non voglio entrare troppo nei particolari della storia per non rovinare la lettura a chi vorrà cimentarsi con questo ultimo "piccolo" capolavoro di Gaiman, per cui vi parlerò della trama come è anche riportata nella quarta di copertina.

Un uomo di mezza età torna nei luoghi della sua infanzia per un funerale. Invece di raggiungere sua sorella, viene attratto quasi sovrappensiero dalla fattoria in fondo alla strada dove una volta c'era casa sua. Salutata la padrona di casa, l'uomo si siede di fronte allo stagno dietro la fattoria. Uno stagno che una sua amica di infanzia, Lettie Hempstock, diceva in realtà fosse l'oceano.
E così, l'uomo riporta alla mente ricordi dell'infanzia ormai rimossi da tempo, di una infanzia popolata da forze antiche e oscure, malvagie e buone, da creature più vecchie dell'universo stesso. 


Che cosa sia vero e cosa non lo sia nel libro, ha davvero importanza? Le due realtà sono inscindibili e, come dice uno dei personaggi, ognuno vede la realtà con occhi propri. Noi la vediamo con gli occhi di un bambino che ha una immaginazione molto vivida, che poi è Gaiman stesso. Non ho potuto non ricordare che anche la mia infanzia era popolata da avventure nel giardino di casa mia, avventure che poi sono diventate storie che ancora oggi non ho smesso di scrivere. É commovente pensare a quanto, per autobiografico sia questo libro, è impossibile non riconoscersi.

Voglio attendere per fare un'analisi più approfondita, perchè è mia intenzione rileggerlo, ragion per cui ora posso solo dire: leggetelo. É meravigliosamente poetico, idilliaco e terrificante allo stesso momento. Aneil Gaimanh, e adorerete Mrs Hempstock Vecchia come nessun altro.


 "Nella mia cameretta nessuno si lamentava se lasciavo la porta mezza aperta in modo che dal corridoio filtrasse la luce sufficiente a non farmi avere paura del buio e, a vantaggio altrettanto importante, in modo che potessi leggere di nascosto dopo l'ora della nanna, nel caso ne avessi avuto bisogno. E di leggere ne avevo bisogno sempre."

domenica 8 settembre 2013

"Martin is not your bitch"

Volevo trarre spunto dalla risposta di Neil Gaiman per parlare di una parte del mestiere di scrittore che non viene molto presa in considerazione dal punto di vista critico-analitico: il rapporto con i lettori. Anzi, il rapporto che i lettori hanno con gli scrittori.
"Martin is not your bitch", è stato il succo della risposta di Neil Gaiman a un lettore che si era lamentato, in modo molto arrogante, dei tempi di scrittura lunghi di Martin e pretendeva che si muovesse a rilasciare gli ultimi libri di "A song of ice and fire".
"Martin non é la tua puttana". Ma se i lettori sono arrivati anche a pretendere, sia la velocità sia che gli elementi della storia vadano come comoda a loro, significa che c'è stato un processo che è partito dagli scrittori stessi.
La tendenza è quella guidata dalle ragioni economiche, per cui uno scrittore deve produrre almeno un libro all'anno. Che faccia schifo, non importa, tanto la gente si è già abituata alla bassa qualità dell'editoria mondiale, l'importante è darsi una mossa. Inoltre, gli scrittori sembrano essersi adeguati a questo aspetto economico, arrivando anche a imbastire libri basati solo sulle esigenze dei lettori.

"Volete che personaggio x muoia? Volete che y e z si mettano insieme?", chiede l'autore.
"Sì!!!", rispondono in coro i lettori. "Proprio come abbiamo deciso dovesse accadere nelle fan fiction."
L'autore fa un inchino servile e ritorna alla propria scrivania.

Certo, non tutti i lettori sono così e nemmeno tutti gli scrittori si piegano così tanto alle esigenze del pubblico. Fatto sta che molti, troppi lettori sono stati abituati troppo bene. Possono avere quel che vogliono dalla storia? Bene! Non è possibile? Giù a riscrivere la storia attraverso le fanfiction. Secondo la mia opinione, è una tendenza un po' preoccupante: il lavoro dello scrittore è un mero lavoro manuale, un amanuense che copia pari pari le volontà dei lettori e se non lo fanno, la loro scelta creativa non viene rispettata. I lettori battono i piedi, sbuffano irritati e si arrabbiano perché non ha fatto quello che volevano. Insomma, sta crescendo, alimentata da molti fenomeni che bisognerebbe analizzare ma che non ho il tempo di fare, una generazione di lettori viziati che pretendono che lo scrittore faccia i loro comodi.
Ma gli scrittori non sono le vostre puttane.

martedì 16 luglio 2013

Dirk Gently's Holistic Detective Agency - Recensione


Dirk Gently's Holistic Detective Agency
(Dirk Gently - Agenzia Investigativa Olistica)
di Douglas Adams






Che cos'hanno in comune una torre di fango, un monaco elettrico, il fantasma di un miliardario proprietario di una società di informatica, un professore di Cronologia, un cavallo in un bagno, un divano incastrato nella tromba delle scale, il rampollo di una casa editrice, Samuel Coleridge e il The Rime of the Ancient Mariner, un giovane programmatore e il St Ceed's College? Apparentemente nulla. 
Ma Dirk Gently (ex Svlad Cjelli) crede nell'interconnesione fra tutte le particelle dell'universo: è appunto questo il significato del suo metodo di investigazione "olistico". Dotato di un potere di chiaroveggenza che nega di possedere, che però in passato gli ha fruttato guai a non finire, Dirk Gently si guadagna da vivere come investigatore privato "specializzato in gatti scomparsi e divorzi complicati." Almeno fino a quando non si imbatte nel suo vecchio compagno di università Richard McDuff, il quale si trova suo malgrado coinvolto in questa rete di eventi, al cui centro sembra stare uno strano trucco di magia e l'uccisione del miliardario Gordon Way. Ma cosa c'è davvero dietro?
Dirk Gently si presenta fin da subito come "parodia" del famoso detective Sherlock Holmes. Non che questo sminuisca il libro o la trama: Douglas Adams ha dimostrato di saper costruire una trama a incastro che mancava alla trilogia in cinque parti della Guida Galattica, oltre che a saper alternare scene di una geniale ilarità a elevate capacità linguistiche. Douglas Adams, con questo libro, ha creato un capolavoro.
I riferimenti all'esimio investigatore di Baker Street sono continui, oltre ai riferimenti a Doctor Who (da cui, alla fin fine, questa storia è nata). Mentre la massima di Sherlock Holmes prevedeva di escludere l'impossibile per trovare la soluzione, Dirk Gently sembra mettere subito in chiaro che l'impossibile deve essere sempre preso in considerazione. E infatti "impossibile" sembra essere la definizione di questo caso, che esce così tanto dalle possibili soluzioni logiche che Sherlock Holmes avrebbe dato: ed è proprio questo che rende "Dirk Gently's Holistic Detective Agency" uno dei libri migliori che abbia letto di recente.
In definitiva: graffiante, geniale, umoristico e impossibile, una miscela che poi è tipica di Douglas Adams.

Credeva in una porta. Doveva trovare quella porta. La porta era la via verso… verso…
La Porta era La Via. Bene.
Le maiuscole erano sempre il modo migliore di cavarsela con tutto ciò per cui non si aveva una buona risposta.




sabato 13 luglio 2013

48-91 - Cronache da Utòpia volume I


48-91
Cronache da Utòpia I

Oggi volevo parlarvi di una pubblicazione nata dal mio primo esperimento su THeiNCIPIT (un paio di post fa parlavo appunto de L'Effetto Farfalla) e anche il mio primo approccio fantascientifico. La science fiction è sempre stata fra i miei generi preferiti, testimoni sono le mie serie preferite che in qualche modo rientrano (quasi) tutte sotto questo genere, e lo stesso discorso vale anche per i miei scrittori preferiti. 
48-91 è la versione ripresa e ampliata de "L'Effetto Farfalla", senza il limite di carattere imposto da THeiNCIPIT e diviso in cinque capitoli anziché dieci.
Ciò che mi ha divertito di più nel creare questo racconto e questa storia è l'aspetto citazionistico. Gli amanti del genere potranno cogliere molte citazioni/riferimenti a film, telefilm, storie di fantascienza. Ma non mancano elementi che ho introdotto "nuovi", ispirandomi alle ultime scoperte in ambito scientifico (com'è giusto che sia per questo genere.)


Trama
Il brutale assassinio del professor E.Brown, capo della multinazionale che ha fatto la storia degli androidi, mette l'agente di Scotland Yard Chris Anderson sulle tracce di un pericoloso criminale: un androide di ultima generazione, pressoché indistinguibile dagli esseri umani





domenica 30 giugno 2013

Il Marchio e l'antologia "Dreamscapes - I racconti perduti".

È da un po' che non aggiorno il blog e questa volta lo faccio per un'occasione speciale: è uscita l'antologia della collana Aktoris, edita da GDS, dal titolo "Dreamscapes: I racconti perduti". Fra questi racconti perduti figura anche un mio racconto, "Il Marchio", ambientato nell'universo Naltatis.


Cliccate per acquistare il racconto singolo in formato ebook.Per gli altri link, alla edizione ebook e cartacea dell'intera antologia, vi rimando alla bara di sinistra sotto l'elenco"Pubblicazioni."


SINOSSI 

Sono tempi bui per il regno di Renec-Elh e per l’Isola Immortale. Dopo anni, un pericoloso assassino viene assicurato alla giustizia e alle mani del boia. Freyna, l’ultima sua vittima scampata alla morte, ritorna nella capitale per assistere all’esecuzione e affrontare i propri incubi. Con la morte dell’uomo che l’ha storpiata, è convinta di essere riuscita a gettarsi il passato alle spalle. Ma la verità è ben altra: l’esecuzione di quell’assassino sarà solo l’inizio e Freyna lo imparerà a proprie spese, quando dal suo passato torneranno gli spettri di un culto sanguinario e proibito. Un culto il cui simbolo è il Marchio.



Questo racconto si colloca in un momento particolare della storia di Naltatis, l'Isola Immortale. 
Siamo verso la fine della Prima Era, in un momento in cui la corruzione dilaga in tutti e Sette gli Elh di cui è composta. A vegliare sull'armonia fra questi regni ci sono un gruppo di guerrieri addestrati per lo scopo, che non appartengono a nessuna patria se non alla piccola isola dove sono stati cresciuti: i Guerrieri del Sangue. E la protagonista è proprio una guerriera del sangue, Freyna "Nayra", che ritorna nella "capitale delle capitali", Renec, per l'esecuzione del serial killer che aveva fatto piombare la città nel terrore anni prima e che l'aveva quasi uccisa, lasciandola irrimediabilmente sfigurata. 
L'inizio di che cosa segna l'esecuzione? L'assassino aveva detto di agire per conto di un culto che era già stato bandito per i riti sanguinosi che comportava: il culto di Kaenanhsi, letteralmente il culto dello "spirito di Anhsi". Anhsi, nella mitologia dell'Isola, era il fratello gemello di Ishna e i due erano a loro volta i fratelli maggiori di Natis, il "Custode degli uomini" che si era fatto umano per amore di una fanciulla e per il quale Naltatis era stata creata. Anhsi, divorato dall'invidia, lo aveva ucciso e preso il posto come re dell'Isola: una volta ucciso, grazie al sacrificio di Ishna, si narra che il suo spirito sia così potente da poter agire anche dall' "aldilà" (l'Atisenkae) e quindi è nato un culto per accrescere il suo spirito nel tentativo di rinvigorire il suo potere con il sangue.
Una volta ucciso l'assassino, si pensa che i barlumi di questo culto temuto siano stati soffocati. Ma Freyna impara a proprie spese che non è così e saranno proprio le vicende di questo racconto a spingerla a combattere la guerra fra gli Elh che ne deriverà. Freyna passerà alla storia con il suo nome da "guerriera del sangue" che è Nayra e diventerà una delle eroine più conosciute e cantate nelle Ere successive. Tanto che anche così si chiamerà la protagonista della serie principale di Naltatis, il cui primo volume si chiamerà "Il Sentiero degli Dei."

Spero di avervi incuriosito abbastanza e aspetto i vostri pareri sul racconto! 



sabato 1 giugno 2013

L'Effetto Farfalla - Racconto a capitoli interattivo



Ebbene sì. Ho deciso di dedicarmi a questa sfida lanciata da The Incipit, che spinge gli scrittori a interagire in maniera più stretta con i lettori, tanto da permettere loro di decidere come far proseguire la storia.
Il potere decisionale è sempre in mano all'autore, ma egli deve offrire ai lettori tre possibilità di scelta e in base alle preferenze continuare la storia.
Visto che non mi sono mai dedicata seriamente ad uno dei miei generi preferiti, la fantascienza, reduce anche da qualche lettura di Dick e Lovecraft, ho deciso di iniziare appunto lanciando una storia sulla piattaforma "The Incipit".
Qui il link.
La storia, che in generale avrà il nome di "L'Effetto Farfalla", ha come trama le indagini sulla morte di uno scienziato, il professor E. Brown, trovato brutalmente assassinato nel suo ufficio. L'assassino si rivela fin da subito essere un androide di una generazione che non ha mai visto la luce del mercato, in quanto era un androide dotato di sentimenti e ricordi, pressoché indistinguibile, dunque, da un essere umano. Il protagonista, Anderson, cerca di far luce sulla vicenda, ma si rende conto che prendere l'assassino non sarà facile, soprattutto considerato che gli androidi hanno un sistema di riprogrammazione del dna che permette loro di mutare sembianze: in definitiva, potrebbe essere chiunque.
Il primo capitolo, 48-91, è già online: e puoi essere tu a decidere come proseguire! (in questo caso, come io dovrò proseguire).
Buona lettura!